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Anc: Stati generali, la categoria è di tutti, non di chi si autocelebra su un palco monocromatico

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’Associazione nazionale commercialisti Anc, sul programma degli Stati generali previsti per il 10 giugno.

Roma, 4 giugno 2025

Il programma degli Stati Generali della professione, previsti per il 10 giugno, è chiaro: niente inclusione, niente pluralismo. Solo un monologo autoreferenziale, costruito per celebrare sé stessi. Tra i relatori, nessuna collega, nessuna consigliera coinvolta, nessuna voce femminile.

E per rimediare? Un videomessaggio della Presidente del Consiglio e la chiamata, all’ultimo momento, di alcune esponenti politiche per i saluti istituzionali. Donne che meritano profondo rispetto, ma che vengono chiamate a coprire un’assenza che resta: quella del coinvolgimento reale, strutturale, vero della categoria.

Quindi il panel dei lavori è rimasto invariato. Il classico caso in cui il rimedio è peggiore del male: così facendo, il nostro Consiglio Nazionale trasmette un messaggio chiaro: agli uomini il compito di affrontare i temi “seri”, alle donne quello di rimediare, con la loro presenza, a un’impostazione che le ha escluse fin dall’inizio.

È un vecchio trucco da comunicatori navigati: usare un simbolo per sviare dal merito.

La verità è semplice: la questione di genere non è stata sfiorata, è stata proprio ignorata. Nessuna rappresentanza delle tante donne che ogni giorno portano avanti la professione nei territori.

Nessuna traccia di quella “cultura dell’equità” evocata a ogni convegno, ma mai praticata.

La stessa logica la ritroviamo nella bozza di riforma del D.Lgs. 139/2005, dove l’obbligo di rappresentanza femminile nelle liste elettorali scende dal terzo ai due quinti. Un arretramento netto, una cancellazione silenziosa di anni di progresso.

E mentre il disagio cresce, qualcuno tenta la carta del “programma provvisorio”. A sei giorni dall’evento, una spiegazione che regge quanto un castello di carte sotto il vento.

Il punto però è un altro, ed è evidente: sul palco ci sarà un solo volto, sempre lo stesso. Ogni tavola rotonda, ogni intervento, ogni spazio è costruito attorno a lui.

Niente confronto, niente collegialità.

Nessuna presenza richiesta e nessuno spazio d’intervento concesso alle Casse di Previdenza, alle Associazioni Sindacali, alle Fondazioni, agli Ordini Territoriali, agli Iscritti.

Solo un’unica voce, amplificata senza contraddittorio.

Questo non è un momento per la categoria. È uno spettacolo sulla categoria, messo in scena da chi ne ha preso possesso.

Chi oggi pone queste domande lo fa per rispetto verso la professione, non per visibilità. E chi risponde con sarcasmo o frasi fatte, invece che con contenuti, dimostra solo di non voler rispondere. E forse nemmeno di poterlo fare.

ANC Comunicazione

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